Oggi abbiamo registrato l’ultima scena di Alice cascherina, il film basato sull’omonimo racconto di Gianni Rodari che ha preso forma e vita negli ultimi mesi grazie ai nostri giovani e giovanissimi pazienti animatori. E pensate che coincidenza…abbiamo incontrato nuovamente l’autrice della nostra piccola protagonista in cartoncino e patafix, che aveva animato la prima scena durante il primo laboratorio dell’edizione 2014. Cristiana insieme ad Alessia, sua compagna di stanza, si sono occupate della delicatissima ultima caduta di Alice nel taschino della giacca del papà.
Anche oggi, come sempre succede, uscendo dalla stanza ci sono frullate in testa moltissime domande: cosa può significare vivere tante ore, giorni, settimane, mesi dentro un ospedale? Che dinamiche di relazione nascono e si intrecciano al suo interno? E che grado di permeabilità c’è tra il dentro e il fuori? Come scorre il tempo e a che velocità? Come è vissuto il momento del laboratorio? Che traccia lascia Alice nelle mani, negli occhi e nel cuore delle autrici e degli autori?
A queste e a tante altre domande tentiamo di dare risposte osservando attentamente i gesti e gli sguardi delle persone con cui lavoriamo, i loro genitori, la stanza, gli oggetti. Guardiamo anche dalle finestre per tentare di immaginare dove si posa lo sguardo di chi volge gli occhi verso l’esterno. E poi parliamo…parliamo, parliamo moltissimo tra di noi e cerchiamo il confronto con chi opera in Ospedale da tanto tempo.
Le domande però, invece di diminuire aumentano. Confidiamo nel fatto che sia un bel segno…proprio come quello che Cristiana ha tracciato con la biro sul viso rosa e paffutello di Alice. Il coraggio si manifesta anche in piccoli gesti come questo!