I laboratori in corsia sono terminati con la produzione di un ultimo film: James Bones.
Attilio, insegnante della Scuola in Ospedale, ci ha regalato un breve testo che racconta come l’idea è nata ed ha preso forma e sostanza tra i pensieri e le mani dei giovani pazienti animatori. Noi lo ringraziamo di cuore e con lui, tutti gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Centro III che ci hanno sempre accompagnato con intelligenza, entusiasmo e discrezione.
” Suona il campanello, si apre la porta del reparto. Irene e Vincenzo entrano con il loro carrellino che trasporta la casetta dei cartoni. Si parte ad informare i ragazzi degenti del loro arrivo, ma la voce ha già circolato. Cinque adolescenti si ritrovano attorno ad un tavolo. Avendo già fatto piccole sperimentazioni nell’incontro precedente, Irene propone loro di immaginare un cortometraggio sul tema del viaggio, partendo dall’individuazione dei possibili personaggi.
Prima proposta: un unicorno. La ragazza dai lunghi capelli riccioli che lo propone spiega che è un animale leggiadro, simbolo di purezza, ma forse stava pensando al suo simpatico peluche appoggiato in fondo al suo letto. La sua compagna dai capelli a caschetto propone di usare come personaggio uno scheletro che nel viaggio scoprirà sé stesso e si riapproprierà del proprio corpo. Parte una serie di interventi in cui vengono condivisi immagini e pensieri di grande profondità. Dopo tante precisazioni e argomentazioni un pensiero trova tutti d’accordo: quando si viaggia si incontrano altre persone, altre esperienze, altre culture e si riparte portando con sé sempre qualcosa di nuovo.
E’ deciso, sarà lo scheletro il personaggio del cortometraggio da realizzare.
Basta poco per ottenere idee utili. Numerose sono le ambientazioni e le immagini che vengono suggerite. Ogni ragazzo ascolta le idee degli altri ed espone la propria precisando di non voler prevaricare. Parte la selezione delle scene che si pensa siano realizzabili e si passa alla suddivisione dei compiti: mentre un paio di ragazzi procede alla stesura dello story-board, gli altri cominciano a realizzare con il pongo tutti gli elementi necessari per animare le varie scene. Il personaggio principale, tanti animali e vegetali di tutti i tipi – per incanto – iniziano a riempire il tavolo.
E’ un susseguirsi di comunicazioni, precisazioni, proposte creative ma anche confronti sui propri desideri, interessi, paure, e visioni della vita.
In un reparto di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, immaginare, progettare e realizzare un cartone animato diventa così uno spazio di ascolto e non di giudizio, che stimola bambini e ragazzi a elaborare riflessioni personali strettamente connesse ai propri vissuti del presente e del passato, che vengono liberamente e spontaneamente condivise con coetanei e adulti presenti.”
Attilio Plodari Insegnante Scuola Primaria