«Ecco che nasce la luce / là dove il buio si scuce…»: non trovate che sia un’immagine davvero potente per descrivere il sorgere del giorno? Il buio che si lascia andare come un paio di jeans sdruciti, e la luce che ne approfitta per fare capolino e prendersi il suo spazio…
Inizia con questa efficace metafora “Rime della luce”, scritta dal poeta friulano Pierluigi Cappello e dedicata alla giovanissima nipote, insieme ad altri componimenti raccolti in “Ogni goccia balla il tango. Rime per Chiara e altri pulcini” (Rizzoli 2014).
Ebbene, siamo molto orgogliosi di annunciarvi che le “Rime della luce” sono oggi anche un film animato. Gli autori sono i giovani pazienti (tutti tra i 13 e i 16 anni) del Reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza – ASST Spedali Civili di Brescia, che nell’ambito di un laboratorio CiC in Touch hanno tradotto in disegni in movimento le emozioni suscitate dal testo.
Emozioni dense, legate alla forza simbolica della contrapposizione tra buio e luce, ma al tempo stesso, come avrete modo di constatare guardando l’animazione, trasferite in immagini di ammirevole fluidità e delicatezza. Come testimonia Irene Tedeschi, l’operatrice Avisco che ha ideato e condotto il laboratorio, “sul finire del 2020 i temi della leggerezza e della luce hanno iniziato a emergere sempre più spesso: stelle, fiori, fiammelle e farfalle facevano capolino nelle sperimentazioni libere dei ragazzi. Ho sfogliato, tra gli altri, il libro di Cappello, in cerca di un testo che potesse contenere e rinforzare queste immagini e Rime della luce è stato un incontro… illuminante! L’ho proposta al gruppo, l’abbiamo letta insieme e dopo qualche secondo di silenzio, Paola ha sussurrato: «io ho visto qualcosa». Abbiamo chiuso gli occhi e ognuno ha raccontato al gruppo le immagini suscitate dalla lettura. Il film è nato così, si è acceso dentro il buio e il silenzio di ciascuno di noi”.
La tecnica con cui il film è stato realizzato è quella cosiddetta del “disegno in fase”, o animazione tradizionale: muniti di penna grafica i ragazzi hanno realizzato sui tablet tanti disegni leggermente diversi tra loro che riprodotti in sequenza creano l’effetto di movimento… niente affatto facile!
Dice Marvisa, una delle autrici: «All’inizio mi sembrava una cosa impossibile, ma strada facendo, ho capito che era una cosa fattibile. È stato un lavoro di gruppo, ognuno di noi ha animato un verso. Io ho provveduto all’ultimo. Non era un verso facile! Abbiamo immaginato un buco nero da cui escono tanti uccellini colorati che fanno un giro e tornano indietro. Gli uccellini rappresentano la luce. Vedere l’effetto finale, oltre che bello, è stato molto soddisfacente».
Sì, anche noi ne siamo molto soddisfatti – per la qualità intrinseca del risultato, e per l’entusiasmo con cui i giovani pazienti animatori hanno lavorato. Viviamo un tempo che mette tutti a dura prova, ma in particolare gli adolescenti, soprattutto i più fragili.
Così Elena Bresciani, educatrice del Reparto di Neuropsichiatria dell’infania e dell’adolescenza, commenta l’esperienza: “Oggi queste Rime, i suoni e fili creativi di cui è intessuto il tesoro dell’esperienza, danno luce, visibilità e calore a un campo costantemente provato dalla situazione pandemica. Il Reparto vive in questi mesi una vera emergenza per numero di ricoveri, accessi in Pronto Soccorso e visite ambulatoriali per patologie psichiatriche tra cui l’autolesionismo, i comportamenti suicidari e i disturbi della condotta alimentare”.
C’è davvero molto bisogno di emozioni luminose.
“Progetto realizzato con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese”