Dana è da pochi mesi in Italia. Fa fatica a comprendere la nostra lingua e quando riesce ad intuire il senso delle nostre domande risponde a monosillabi: “Si!” “No!”.
In camera è sola. Non può alzarsi dal letto. C’è molto silenzio intorno. Le presentiamo la “casetta dei cartoni” e, più con i gesti che con le parole, le chiediamo se ha voglia di fare un cartone animato.
Annuisce senza grande entusiasmo e mentre sistemiamo il piccolo set d’animazione sul suo letto ci osserva un poco perplessa.
Le mostriamo come si usa la casetta e il software per fare l’animazione con un piccolo esempio: un serpentello che si forma con alcuni pezzettini di carta strappata verde. Subito dopo le fasi di registrazione dei singoli movimenti, vedendo il serpentello muoversi dentro lo schermo la sua espressione un po’ immobile ha un sussulto. “Ora tocca a te” le facciamo capire. Dana senza chiedere nulla e con sicurezza comincia a strappare tanti piccoli pezzettini di colore arancio. Noi ci guardiamo: “avrà capito?”. Meticolosamente sostituisce, uno ad uno, i pezzetti verdi con i suoi pezzetti arancio. Ad ogni sostituzione schiaccia invio sul computer: clic dopo clic il serpentello diventa un pesce.
E ora che farà?
Dana comincia la sua animazione. Sicura muove i 20 pezzettini che compongono il suo pesce. Nella stanza l’unico suono che si sente è clic…clic…clic.
Senza parole e senza incertezze prosegue fino a che il pesciolino, dopo essersi cibato di piccoli frammenti verdi, esce di scena. Dopo circa un’ora di “lavoro” è arrivato il momento di vedere l’animazione. Il suo pesciolino un po’ magicamente si muove da solo e va…
I suoi occhi si illuminano e nel silenzio il suo viso diventa un sorriso. Grazie Dana.